Il futuro è nei lavori non inquinanti

Il Sole 24 Ore del 22 settembre 2009 ha dedicato a Taranto un articolo intitolato: «Ambiente a picco, città senza benessere». Ci sono aree dell’Europa (di cui Taranto fa parte) che hanno un´economia basata esclusivamente su settori inquinanti.

E’ frutto di un inganno pensare che uno sviluppo tossico sia l’unico che può garantire lavoro. Continuando a investire in produzioni che consumano risorse, ci si avvia invece al declino. A Taranto tutte le famiglie hanno figli e parenti lontano, e non da oggi (periodo di crisi strutturale). Non sarebbe così se il modello “scelto” fosse vincente. E se un giorno accadesse che le industrie presenti al momento decidessero di colpo di chiudere i battenti, cosa succederebbe di una città con un territorio violentato…

In Europa le aziende che stanno puntando su sviluppo ecosostenibile, mobilità sostenibile e servizi per l’efficienza energetica, producono 3,4 milioni di posti di lavoro, a fronte di  2,8 milioni legati a settori inquinanti. In Italia ogni euro investito nel settore dei beni culturali è capace di produrne sette (e questo nonostante l’imperdonabile disattenzione degli ultimi anni verso i beni artistici e le bellezze paesaggistiche e naturali del nostro paese). Sono posti di lavoro che possono essere toccati dalla crisi, ma non annientati, perché sono attività che producono un benessere legato non all’accatastamento e al consumo quasi forzato di beni materiali, ma ad elementi reali della vita biologica e sociale, beni il cui valore è legato a quello dell’individuo nella sua integrità e dignità (BIL, il Benessere Interno Lordo).

Fino ad ora – già da quando furono assunte alcune decisioni in materia militare – la città è stata sempre diretta da autorità e forze economiche distanti e centralizzate, che l’hanno resa dipendente e non protagonista del suo destino. Ogni energia intellettuale e ogni potenzialità progettuale è stata risucchiata in un solo vortice.

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