PER UN FUTURO SENZA NUOVE CHERNOBYL

A 26 ANNI DALLA TERRIBILE ESPLOSIONE CHE ANCORA MIETE VITTIME UN NUOVO SARCOFAGO PER LA EVCCHIA CENTRALE ATOMICA SOVIETICA

Per noi italiani il 26 aprile è semplicemente il giorno dopo la commemorazione della liberazione dell’Italia dal regime nazi-fascista. Ma per bielorussi e ucraini oggi è il 26esimo anniversario della più grande tragedia che hanno vissuto quei due stati: l’esplosione del reattore numero 4 della centrale di Chernobyl.

Tutta l’Europa ricorda ancora in modo inquietante quell’evento. L’Unione sovietica, agli sgoccioli della sua esistenza, aveva cercato di nascondere il fatto e ritardare le notizie, fino a quando non fu una centralina svedese a creare l’allarme generale.

Anche in Italia si creò il panico, tanto da smettere di acquistare prodotto freschi, in attesa di buone nuove. Il terrore provocato dall’incidente nucleare più disastroso che l’umanità ricordi ha favorito la vittoria del referendum nel 1987.

E dopo 26 anni terreni e cibo mostrano ancora considerevoli quantità di radioattività.

Proprio oggi hanno cominciato i lavori per creare una nuova struttura di contenimento. Il vecchio sarcofago sta mostrando netti segni di cedimento, con il rischio di diffondere la radioattività che contiene all’esterno.

I lavori consistono nello smantellamento della vecchia struttura e l’installazione di quella nuova, un impianto alto 100 metri e lungo 150, un enorme arco di acciaio.

Il definitivo decommissioning della vecchia centrale durerà ancora 100 anni. Chissà quanti ce ne vorranno invece per la centrale di Fukushima.

E’ passato poco più di un anno, ma il timore di un’altra Chernobyl è stato forte. Pur essendo meno distruttivo, ha comunque creato dei danni irreparabili, un punto di non ritorno per i giapponesi, che hanno cominciato a protestare e manifestare, contro i mancati controlli e in generale per uscire dall’era nucleare.

Il Giappone, si sà, è un Paese che quando fa le cose le fa bin fretta e bene. Con stupore hanno infatti annunciato di aver spento quasi tutte le centrali: l’ultimo reattore verrà bloccato il prossimo 5 maggio. Tutto questo ad indicare che quando c’è la determinazione tutto è possibile, a differenza di quelli che qui in Italia ci raccontavano che dovevamo tornare al nucleare perché non se ne poteva fare a meno.

Il nuovo dramma di Fukushima Daichi ha scosso dal torpore gli italiani, che proprio in quei mesi dovevano prendere posizione sul referendum che si sarebbe svolto il 12 giugno. Un deja vu della storia, che da Chernobyl è passato a Fukushima. Gli italiani hanno di nuovo scelto un futuro rinnovabili e un secco no al nucleare.

Perché hanno giustamente paura degli incidenti ma anche perché sanno che l’alternativa è possibile: risparmio energetico, efficienza e rinnovabili, senza dimenticare investimenti e ricerca su nuove tecnologie all’avanguardia.

Perché di questo è fatto il futuro, cercando di non dimenticare quello che successe il 26 aprile 1986 e il più recente 11 marzo 2011

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